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My story - Italiano: Polvere

  • Letizia Drago
  • 1 ott 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Un tonfo sordo sul letto fu l'ultimo suono nella casa in quella fredda notte di Gennaio.

Aveva sbattuto la porta, sbarrato le finestre e si era gettato sul letto in preda alle convulsioni.

La rabbia.

La rabbia che non riusciva più a trattenere scuoteva il corpicino di quel piccolo bambino.

Aveva chiuso il mondo fuori, di nuovo. La porta chiusa a chiave, le persiane chiuse e la luce rigorosamente spenta.

Il silenzio. Tutti si crogiolavano nella loro bolla ovattata ma lui no, lui urlava.

Le pareti invisibili al buio della stanza angusta lo soffocavano, erano impregnate di odio e rabbia, mute ascoltatrici di un dolore incompreso.

Aveva urlato quella sera, aveva urlato per davvero.

La rabbia era uscita come un fiume in piena e aveva travolto ogni cosa.

Più urlava più sentiva il mostro ruggire dentro di sè mentre la cattiveria delle parole che si liberavano dalla sua bocca aumentava sempre più.

Voleva fare male.

Voleva che le sue parole facessero breccia in coloro che gliele avevano spinte dentro.

Mentre la violenza della sue voce travolgeva tutto ciò che lo circondava, la sua mente era occupata da immagini sfocate di ciò che era prima, prima dell'armatura, prima del muro.

Stava dimenticando cosa volesse dire sognare e sentirsi leggeri, volare così in alto da non poter più distinguere i contorni dei palazzi delle città, stava dimenticando la sensazione di sfrecciare nell'aria sicuro di non cadere, la felicità di una semplice giornata di sole.

Le cose erano cambiate. Qualcosa era mutato dentro di lui, non immaginava più di volare, l'altezza gli faceva paura, sentiva un vuoto così pesante che gli era difficile muovere anche un solo passo.

Un velo di tristezza si era posato sul suo mondo come una leggera coperta di neve. Il suo sorriso aveva abbandonato il suo mondo colorato, aveva incominciato a sbiadire.

Si sentiva così vulnerabile e spaventato che si costruì un'armatura dentro, un muro impenetrabile al resto del mondo.

La neve poi si era sciolta lasciando solo terra bruciata, morta e secca.

Niente più primavera.

Solo un limbo insopportabile fra la primavera e l'inverno, troppo freddo per il sole ma troppo caldo per la neve.

C'era sempre qualcosa che non andava: o era troppo silenzioso o aveva la lingua tagliente, si rallegrava per tutto o non gli importava di nulla, era pieno di speranze o era solo abbandonato in un angolo incapace di vedere oltre gli ostacoli più piccoli.

Si sentiva invisibile. Qualche volta aveva paura di esserlo per davvero.

Si sentiva solo un'ombra indiscreta in una casa vuota.

Quanta cattiveria era diventato. Arrabbiato con il mondo intero.

Il mostro pronto a fare a pezzi ogni cosa.

E quella sera glielo aveva lasciato fare.

Aveva distrutto tutto. Le parole che uscivano dalla sua bocca erano come scaglie di vetro esploso, prendevano tutti e quando colpivano facevano dannatamente male, era quasi impossibile liberarsene.

Si sentiva un vuoto infinito dentro.

Era fragile come una bambola di porcellana.

Il fiume era uscito con una tale intensità da aver prosciugato la sorgente. Era un contenitore vuoto, ormai impossibile da riempire.

Poi lo sentì. Qualcosa si ruppe.

Come il rumore di qualcosa che si spezza.

La sua armatura si stava sgretolando.

Il vuoto che avrà dentro stava risucchiando le pareti esterne, con una forza sovrumana, come un buco nero.

Lo squarcio cominciò ad allargarsi.

Non poteva vedere ciò che stava accadendo ma lo sentiva distintamente, sorprendentemente però non gli faceva male.

Si sentiva leggero.

Sentiva dapprima le dita delle mani sbriciolarsi, i pezzettini che diventavano granellini sempre più piccoli.

Una dolce furia lo stava divorando ma per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva vivo. Il nulla non lo aveva mai attratto così tanto.

Aprì la bocca e si lasciò andare con un sospiro di sollievo.

Era tutto finito.

Il mattino dopo, entrando in camera, non trovarono alcuna traccia.

Sul letto, soltanto un mucchietto di polvere.

Foto da: "Oh, Ash Wednesday." Roman Christendom. Blogspot, 19 Feb. 2015. Web. 1 Oct. 2016.

 
 
 

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